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AUTUNNO AI CILIEGI

12 E 19  NOVEMBRE 2022

PICCOLO TEATRO DEI CILIEGI

 CAPOTERRA / POGGIO DEI PINI

 

INGRESSO

BIGLIETTO INTERO EURO 10,00

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e-mail anfiteatrosud@gmail.com

tel 3335757486 - 070 4763361

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DUE FRATELLI
di Fausto Paravidino

con Noemi Medas, Federico Giaime Nonnis, Leonardo Tomasi

regia di Maria Assunta Calvisi

Il testo di Fausto Paravidino premio Riccione Teatro 1999, fece conoscere un giovane drammaturgo ancora oggi  presente con autorevolezza sulla scena teatrale e cinematografica. Rappresentò il malessere di una generazione in un periodo molto complesso per la storia italiana e, anche se legato strettamente a quel contesto,  distanza di vent’anni si possono cogliere i segnali di disagio e disorientamento che persistono, se non per alcuni versi ingigantiti, nella società che stiamo attraversando. Una vicenda claustrofobica che si consuma fra le quattro pareti di una cucina dove due fratelli, Boris e Lev, e la loro coinquilina Erika, convivono attraverso i piccoli riti della quotidianità che nascondono tensioni, provocazioni, fino ad arrivare a violenze verbali e non solo. La mancanza di obiettivi e di un perché che potesse dar senso alle loro vite si nasconde sotto dialoghi scarni, serrati, a volte illogici e apparentemente privi di senso.

E questo è il loro dramma: da che parte va la loro vita e che significato hanno i loro rapporti. Si amano? Si odiano? Il finale dà compimento alla tragedia in fondo preannunciata e sospettata sin dall’inizio di questa storia di vite spezzate.

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F.M. E IL SUO DOPPIO:
di e con Fabio Fanni Marceddu
musiche Antonello Murgia Pisano
elementi scenici Paoletta Dessì
regia Fabio Marceddu e Antonello Murgia

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Spettacolo Vincitore del Premio del Pubblico alle Voci dell’anima 2016
Spettacolo selezionato all’INSCENA Festival di New York 2018
Spettacolo Vincitore della XX edizione del Palio Poetico Musicale Ermo colle 2020

Raccontare il mondo che cambia, con lo sguardo di un adolescente inquieto, alla ricerca del suo “Ego stabile”, è quel che si propone il teatro dallarmadio con il suo ultimo lavoro di teatro non teatro. Partire dal proprio vissuto, e ritrovarsi a leggere quel che si è fatto, per arrivare dove si è arrivati, e per dirla con Beckett: “Ci sarà una partenza, ci sarò anch'io, io non sarò io... “Io sarò da un'altra parte Io non sarò io”... Perché quando la vita e il personale, entrano in una drammaturgia, lo sguardo del narratore diventa esterno, lucido ma distaccato. Si fa quasi un lavoro al contrario, "riportare", senza farsi troppo coinvolgere, perché il vissuto appartiene al passato, e nel momento in cui viene condiviso, spezzato fra i presenti, non ci appartiene più.
F.M. è il racconto di una vita, di una porzione di vita, dove il motore è il teatro.
L'amore per il teatro, la necessità di fare teatro, la difficoltà di essere attori, alla periferia di un paese, dove, è già difficile fare questo mestiere nella Capitale.
F.M. è fabio marceddu, ma è anche maschile e femminile, è anche Frequenze medie, perché la verità sta nel mezzo, ed è anche fra Martino, il grido d' allarme intimato al frate che dorme invece di suonare le campane. E prima che la campana suoni, come recita l'incipit: Visto che ci stanno togliendo il futuro volgo lo sguardo al passato.
F.M. raccoglie miscellanee di un decennio, dal 1988, al 1998, cita Beckett, Foscolo, Quenau, Wedekind, Max Aub, Copi, Genet-e li cita, come ordito all'interno di una trama che è la vita di un attore.
E in questo decennio racconta la scoperta del genere sessuale, la discriminazione e la successiva e affermazione dell'identità sessuale (e umana) del protagonista.

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